Nel Borgo San Lazzaro, fuori porta San Pietro, sulla strada che porta ad Alessandria (la vecchia strada Reale), è presente ancora un cippo in pietra di notevoli dimensioni che il tempo e l'usura hanno un po' deteriorato. Questo luogo è da sempre chiamato “il Pilone”.
Dice il Gabiani che il nome deriva da una grossa e antichissima colonna di pietra, di cui il cippo sarebbe ciò che ne rimane, là collocata a segnalare la partenza per il Palio alla lunga.
Altri invece asseriscono che il toponimo derivi da un alto muraglione di mattoni (una grossa “pila“ di mattoni) presente in quel luogo.
L’Incisa, riguardo a cosa esistesse o meno nel territorio del Borgo San Lazzaro, riporta nel suo diario che da tempo immemorabile, al confine delle regioni dell'Aniotto, di Pomanzone e del Quadretto, esistevano tre termini di pietra infissi due ai lati della strada e uno al centro della carreggiata per segnare il modo inequivocabile e preciso il luogo della Mossa del Palio.
Nel 1749 il tracciato della corsa fu spostato di qualche centinaio di metri verso la città, ed i tre termini infissi "nella regione di San Lazzaro denominata di Pomansone". Il provvedimento non convinse i cittadini, e nel 1755 si tornò all'antica posizione, questa volta segnalando in modo definitivo il luogo d'inizio della Corsa con "...un pillone a mattoni cotti in figura quadrata tronca" . Pochi anni dopo il semplice Pilone fu sostituito da un nuovo e più elegante manufatto, che possiamo costruire perfettamente grazie alla precisa testimonianza dell'Incisa: esso aveva la forma di un obelisco a sezione triangolare, con i lati smussati, leggermente rastremato verso l'alto, terminato da una cuspide piramidale a sua volta coronata da una boccia di pietra del diametro di circa undici centimetri. L'obelisco era piazzato su uno zoccolo, e misurava in totale più di tre metri, mentre i lati alla base misuravano quasi un metro, restringendosi poi proporzionatamente verso la sommità.
Nel 1788 partivano i lavori della nuova Strada Reale verso Alessandria (l'attuale corso Alessandria), che rettificavano ed ampliavano l'antico percorso medievale della "Strata Lombarda"; i lavori comportarono la demolizione del bellissimo e solidissimo ponte romanico sul Versa, di cui in quell'anno l'Incisa scriveva «appresso di noi assai rinomato; non si sa la di lui età; alcuni lo vogliono vecchio di seicento anni circa, fatto per opera dè Veneziani. È di quattro arcate [...] a schiena d'asino, molto alto, e largo circa due trabucchi compresi i parapetti. L'arco centrale è alto due trabucchi e largo cinque; l'altro verso nord un poco più stretto, quello verso mezzogiorno ancora più stretto di questo, l'ultimo infine molto più piccolo. Demolendosi, si scoprì poi un quinto arco che più non si vedeva. Tutta la città grida contro questa distruzione, e sarebbe stato il caso conservarsi fino ai nostri quadrinipoti per la sua robustezza, e bellezza». A causa dei lavori di ampliamento, anche il Pilone delle Mosse si ritrovò proprio nel mezzo del nuovo sedime stradale, e dunque se ne decretò nello stesso anno la demolizione, senza peraltro provvedere alla sua sostituzione. Negli anni successivi per determinare il luogo di partenza della Corsa si andò a spanne e a memoria, e si può ben immaginare come fioccassero ogni volta le polemiche e le proteste fra i nostri litigiosissimi antecessori, al punto che nel 1792 il comune decise di fissare nuovamente un segno visibile ed inequivocabile. Per economizzare, date le esauste finanze di quegli anni, si decise di utilizzare un'antica colonna di pietra bianca che da moltissimi anni era custodita nel chiostro della Collegiata di San Secondo. Questa colonna, e cioè quella ancora esistente, è in realtà un frammento erratico di origine romana, che assieme ad altri del genere era infisso sulla Piazza del Santo davanti al palazzo comunale, da dove fu poi rimosso all'epoca della ristrutturazione alfieriana dell'edificio. Altri frammenti dello stesso tipo, da tempo immemorabile sono piantati sulla piazza del Duomo. Da quel lontano 1792 il Cippo della Corsa, rimasto prezioso ed unico testimone materiale del suo antico svolgimento, prese il nome di "Pilone" dall'obelisco di mattoni che lo aveva preceduto, trasmettendolo poi a sua volta all'area circostante ed al viale suggestivo che la collega al centro cittadino.
Il Borgo San Lazzaro è fedele custode di questo monumento della Città e del Palio, se ne prende cura e ogni anno, durante le Feste patronali di San Secondo e durante il Palio di Asti, imbandiera questo luogo con la bandiera della Città e del Borgo, simbolo della preziosità del cippo.